di: Anna Carderi
L’eiaculazione precoce è un disturbo abbastanza diffuso: ne soffre un italiano su 3. Il problema principale è che, nonostante le cure a disposizione, solo il 9% affronta il disturbo.
La precocità eiaculatoria è un problema di natura psico-affettiva-comportamentale.
Tale incapacità a controllare l’eiaculazione mina tutta la sfera personale e relazionale con ripercussioni sulla stessa partner che spesso si sente derubata del proprio piacere sessuale e interpreta la precocità come un atto puramente egoistico di un uomo prettamente orientato al proprio soddisfacimento rendendo problematica la relazione di coppia. L’abbreviamento dell’atto sessuale, infatti, può dar luogo a una attività sessuale superficiale, mediocre, insensibile e inadeguata di tipo meccanica e orientata esclusivamente verso l’orgasmo, trascurando così l’erotismo corporeo.
Quale può essere la causa?
Le cause possono essere sia di natura psicologica sia organica.
Le cause psicogene possono originare da ignoranza informativa, riluttanza inconscia a una buona sessualità, ansia, paura di perdere il controllo, paura del rifiuto o disapprovazione, incapacità di comunicare.
Può essere una risposta a rapporti sessuali noiosi, routinari o frettolosi e a stress in generale.
Anche un’esperienza sessuale negativa può svolgere un ruolo significativo nell’economia psichica del soggetto e condizionarne l’evoluzione futura dei rapporti sessuali.
Spesso nell’eiaculazione precoce è l’ansia a farla da padrone.
Pensieri inerenti la performance e l’adeguatezza sessuale possono distrarre l’uomo impedendogli di percepire le sensazioni preorgasmiche. Come la stessa precocità innesca nei successivi rapporti l’ansia creando così un circolo vizio. Inoltre la paura dell’insuccesso può far dilazionare nel tempo i rapporti sessuali concorrendo a mantenere il disturbo.
Nello specifico questi ed altri fattori possono innescare una risposta di adattamento per cui la persona apprende a rispondere velocemente allo stimolo sessuale.
Una volta istauratosi questo condizionamento esso rimane e si struttura come risposta incondizionata a prescindere dallo stimolo che inizialmente l’ha provocata.
Come si struttura questa risposta?
In genere nelle persone che soffrono da sempre di eiaculazione precoce questo tipo di risposta si è innescata nell’adolescenza come il prodotto di coiti affrettati in condizione di stress (coito interrotto, rapporti in auto, a casa dei genitori, la paura di incidenti di percorso come gravidanze indesiderate, etc) dell’ansia associata ai primi rapporti sessuali e quindi all’inesperienza che spesso fa sì che il ragazzo non percepisca da subito le sue sensazioni preorgasmiche.
Anche il timore di non farcela o la presenza di disfunzione erettile può facilitare l’instaurarsi dell’eiaculazione precoce.
Infatti, in chi soffre di disfunzione erettile, l’eiaculazione precoce può essere una risposta funzionale che affretta il rapporto evitando così la perdita dell’erezione stessa.
Inoltre, l’eiaculazione precoce si verifica spesso in individui con sessualità precoce che si sono masturbati nell’adolescenza, i cui bisogni sessuali sono rimasti invariati negli anni e che presentano una iperestesia genitale.
In genere questi soggetti hanno un’intensa immaginazione che anticipa, precede e sostituisce la realtà. Ciò comporta che l’eccitazione invece che all’esperienza concreta è legata al vissuto immaginativo che ne accresce l’intensità. Ne consegue che per difendersi da questo eccesso eccitativo la persona si distrae andando a inficiare sul controllo volontario dell’eiaculazione.
Anche le tentate soluzioni utilizzate dalla persona possono condizionare la precocità dell’eiaculazione.
Chi è affetto da tale disturbo infatti, invece che concentrarsi sull’atto, spesso, nel tentativo di ritardare l’eiaculazione inizia a pensare a cose che possano distrarlo. Sono proprio questi pensieri distraenti e spiacevoli che, impedendogli di monitorare il proprio livello di attivazione sessuale e di percepire quando è vicino all’eiaculazione in modo da ritardarla, ne favoriscono la precocità.
Cosa fare?
È importante approcciarsi nel modo giusto!
Consultare un sessuologo permette di superare il problema, anche in tempi brevi.
Si tratta nello specifico di una terapia strettamente focalizzata sul problema.
Le mosse del sessuologo consistono nella prescrizione di esperienze che il paziente deve svolgere al di fuori della seduta, sia singolarmente che in coppia; questi “compiti” hanno come scopo quello di fargli raggiungere obiettivi concreti che gli rimandino la possibilità di un cambiamento positivo e del ristabilirsi di un buon funzionamento sessuale.
Per aumentare la latenza eiaculatoria utili risultano la tecnica dello stop and start e degli esercizi di Kegel.
La procedura dello stop and start consiste nel comprimere con forza il pene sotto al glande per una durata di 3-4 secondi nel momento in cui si sente lo stimolo eiaculatorio così che l’eiaculazione venga bloccata. Tale esercizio costringe l’uomo a concentrarsi sulle sensazioni orgasmiche a riconoscerle e quindi a controllare il riflesso eiaculatorio così da ritardarlo. Inoltre poiché va ripetuto più volte nell’arco della settimana esso eleva la frequenza dell’attività sessuale stessa.
Nel trattamento dell’eiaculazione precoce, unitamente alle più tradizionali tecniche della compressione, dello stop and start o degli esercizi di Kegel, si possono usare numerose tecniche ipnotiche.
Molto utili sono pure le procedure di ipnorilassamento associate a quelle di rinforzo dell’Io.
Va da se che gli esercizi formano la persona a una buona educazione sessuale consentendogli di conoscere attraverso le tecniche che ritardano l’eiaculazione il proprio corpo e i messaggi che esso invia.
Nonostante il successo della terapia sessuale, nel trattamento dell’eiaculazione precoce non va dimenticato che è indispensabile una visita andrologica che ne escluda l’eventuale insorgenza organica.
Infatti, l’eiaculazione precoce può avere cause di natura organica come diabete, malattie neurologiche degenerative che interessano i segmenti midollari lombosacrali, interventi chirurgici (simpaticectomia lombare, chirurgia dell’aorta addominale, rizotomie), uretrite, prostatite, trauma uretrale, uso di farmaci antiadrenergici (rauwolfia, guanidina, metildopa).