Le paure dei pazienti per le procedure uroandrologiche invasive: sfatiamo i falsi miti

Quante volte siamo reticenti o addirittura spaventati di fronte alla necessità di una manovra invasiva in campo uroandrologico? Se è infatti indubbio che molti degli esami che gli andrologi prescrivono tutti i giorni non siano piacevoli, molto spesso i timori o le perplessità derivano da una scarsa e non corretta informazione.

Cerchiamo di valutare criticamente queste procedure :

1) Esplorazione rettale digitale: è un esame semplicissimo, rapidissimo e non doloroso, purchè non vi siano malattie flogistiche in atto (emorroidi, prostatiti) che comunque vanno accertate (basta veramente qualche secondo) per essere guarite. Inoltre, l’utilizzo di un gel lubrificante riduce senza dubbio il fastidio. Molto raramente il paziente avverte fastidio dopo l’esplorazione rettale che rimane un esame semplice e utilissimo per l’andrologo.

2) Ecografia prostatica transrettale: prevede l’utilizzo di una sonda (poco più larga del dito) che viene introdotta nel retto (e non oltre). L’esame dura circa due minuti. Anche in questo caso l’utilizzo di un gel lubrificante, comunque necessario per trasdurre il segnale ecografico, aiuta lo scivolamento della sonda. Eventualmente, nei pazienti più sensibili, può essere eseguita una preparazione con anestetico locale mezzora prima dell’esame, in modo da minimizzare la sensazione legata all’introduzione dello strumento.

3) Biopsia prostatica: prevede un’ecografia prostatica transrettale che permette di dirigere l’ago e poi il prelievo, attraverso l’utilizzo di una speciale “pistola”, di circa 12-18 frammenti di tessuto. La biopsia può essere eseguita sia per via transrettale che transperineale ma viene sempre preceduta da una infiltrazione di anestetico locale che si distribuisce a tutta la prostata rendendo l’esame molto ben tollerato. In pratica, il paziente avverte una sensazione di puntura, quasi come dal dentista, e poi un semplice fastidio, ma non dolore, durante l’esecuzione dei prelievi. Complessivamente, l’esame dura circa 10-15 minuti.

4) Cateterismo vescicale: anche in questo caso l’utilizzo di lubrificanti e anstestici locali favorisce lo scivolamento del catetere in vescica causando un semplice fastidio che può durare pochi secondi se eseguito da mani esperte.

5) Cistoscopia: da quando le cistoscopie vengono eseguite con lo strumento flessibile questa manovra è molto simile al cateterismo coi vantaggi di essere eseguita “sotto vista”, seguendo il lume uretrale. La durata dell’esame è di circa due minuti.

6) Ecografia peniena basale e dinamica: si tratta di una speciale ecografia del pene eseguita in condizioni di pene flaccido e poi in erezione, previa iniezione di un farmaco vasodilatatore. Questa iniezione, che tanto terrorizza i pazienti, viene eseguita con un ago sottilissimo e cortissimo (simile a quello da insulina) e può eventualmente essere preceduta dall’applicazione di un anestetico locale in pomata in modo da minimizzare il fastidio della puntura. L’ecografia raramente dura più di 20 minuti e spesso la detumescenza del pene inizia pochi minuti dopo la fine dell’esame a seconda del dosaggio di farmaco utilizzato.

7) lnfiltrazioni per placche peniene: anche qui si tratta di una piccola e veloce puntura sul pene con un ago corto e sottile che, eventualmente, può essere preceduta dall’applicazione di una pomata anaestetica locale.

In conclusione, l’evoluzione delle tecniche e delle tecnologie permette di rassicurare decisamente i pazienti sulla semplicità e velocità delle più comuni manovre uroandrologiche. Oggi, la paura di sottoporsi a questi esami deve essere considerata veramente un falso mito!